plantropocene

Tutto è cominciato dagli alberi e dalle piante.
Tutto può ricominciare dagli alberi e dalle piante.

l’interesse per le piante

Da qualche tempo sembra stia diffondendosi un nuovo fenomeno di massa: l’interesse diffuso per le piante. Vengono dati alla stampa sempre più libri su piante e giardinaggio, aumentano le persone determinate a cimentarsi nella gestione di piccoli orti o sedotte dall’idea di abbellire il proprio balcone con piante e fiori di ogni tipo, il giro di affari dei vivaisti è in curioso incremento. Anche sui social, va da sé, il riflesso di questo fenomeno non manca.

Flor, un’emozione da vivere

A Torino lo sappiamo bene: nata come piccola manifestazione avente al seguito qualche decina di vivaisti e qualche migliaio di visitatori, Flor ha finito per invadere letteralmente il centro storico della città, trasformandosi in una mostra mercato tra le più attese dell’anno. Eppure, chi attraversa Flor non lo fa soltanto per comprare piante. Quando i visitatori attraversano i nostri stand, l’impressione che abbiamo è che non stiano soltanto cercando una pianta da acquistare, ma che siano alla ricerca di un’emozione da vivere. Certo, l’idea del giardino può ricondurci al mito dell’Eden, ovvero del paradiso perduto, il giardino ancestrale in cui rifugiarsi idealmente per ritrovare una serenità andata.

Nostalgia del futuro

Quel che ci piace pensare però è che più che di un passato imprecisato, quella che aleggia tra i nostri stand sia una nostalgia del futuro, di un futuro possibile e rivoluzionario in cui le piante possano essere un nostro alleato nell’ottica di un cambiamento radicale dello stato di cose presente. Per questo facciamo nostro il pensiero dell’antropologa canadese Natasha Mayers, che per prima ha teorizzato la necessità per l’uomo di traghettare il mondo dall’attuale antropocene a una nuova era che potremmo chiamare plantropocene: un futuro in cui l’uomo riesca a trovare un nuovo modo di stare al mondo e di rapportarsi con la natura in maniera non invasiva, nel segno di un vero e proprio sodalizio con le piante. Perché, se c’è una cosa che il mondo vegetale ci insegna – e in questi mesi di sconvolgimento dovremmo avere finalmente compreso – è che sul nostro pianeta tutto è connesso, e che pensare di salvarsi da soli non è altro che un effimero miraggio.

Guarda l’intervista
a Natasha Myers, antropologa, professoressa associata di antropologia alla York University di Toronto.

Teorica del “Plantropocene“.